Eravamo seduti sotto il vecchio pino, un bestione di quasi 20 metri che non ha per niente risentito del terremoto, cosi come la nostra casa che nonno Cenzino aveva costruito con le sue mani una cinquantina d'anni fa. Non si è mai fidato di nessuno, mai andato al bar a giocare a carte, mai andato in chiesa una sola volta (il nonno chiamava il prete e' bàclot) . La nonna una volta mi raccontò di quando andò a comprare la verdura al supermercato. Non si spiegava il perchè la gente avesse quel carrellone che manco riempivano tutto, lui da giovane portava un sacco di cemento per spalla e mai si era lamentato. Si recò a prendere la verdura ma non riusciva a capire il funzionamento della bilancia. La nonna gliel'aveva detto "Taè da spènz e nombri cu'iè scrèt! Ta naè da inzchè!!" Ma lui non lo rammentò, cosi uscì con un "andasi'v in tè casèn". Fu l'ultima volta. Tornai con la mente nella realtà distratto da una decina di auto seguite dai carabinieri. "Brut Zčngana!" Esclamò Cenzino. Diceva cosi perchè, quando vedi tante macchine con i carabinieri, o sono gli zingari che vengono cacciati o c'è qualche politico che va dai terremotati. Erano forse le 11.20, sentivo la nonna che batteva la carne sul tagliere. Ne avevamo viste parecchie d'auto in questi giorni; tutte verso la stessa direzione, verso il campo delle vittime. Passarono a gran velocità, ma erano tutti macchinoni. "L'è cl'imbèzel dè tu Prèsident" disse il nonno. Si lo so, era scatenato. Ce l'aveva con tutti i politici, ne aveva stimato solo uno per il bene che aveva fatto alla sua terra.
Intanto le auto blu proseguivano verso la loro destinazione a passo sostenuto e la numero 4 di queste era la più curiosa: all'interno, emetteva un ronzio di qualche tipo...
"Presidente, stiamo per arrivare!" - "Zz...Uh? Mmm...Si certo, grazie Gianpiero" Quest' uomo pareva più vecchio persino di nonno Cenzino, vestito come il Re! Egli stava sognando i vecchi tempi al GUF, quando aveva poco più di 20 anni. L'individuo sonnecchiante altri non era che il nostro Presidente Illustrissimo della Repubblica, chiamato il Morfeo o l'imbèzel.
Giunto a c0nfortare la gente. Pareva stanco, il viaggio era stato molto lungo. La signorina a fianco a lui aprì una borsetta che conteneva il kit del restauro post-ronfata: una boccetta d'acqua, da spruzzare negli occhi al Capo dello Stato per rinfrescare e dare l'effetto "occhi lucidi" per la grande entrata; un folletto per pulire la giacca; Un panno in microfibra per lucidare gli occhiali. Intanto uno dei bodyguard tirava fuori le carte del discorso, da ripassare. Arrivarono al campo, intorno alle macerie di un paesino dei tanti, raso al suolo dal sisma. Il Napolitano intravide una folla che pareva molto agitata e il rumore aumentava ad ogni metro. " Mamma mia quanti contestatori! Da dove arrivano?" -"Sono gli abitanti, signor Presidente". Gli unici fermi erano poliziotti e volontari.
Le Forze di Polizia avevano già messo in sicurezza l'area, non che fossero criminali, ma per ragioni di sicurezza dicevano loro. Non sia mai che qualcuno possa esercitare e far valere i propri diritti, guai al mondo! Cosi le auto blu si disposero a ventaglio lasciando libero il passaggio all'ultima di esse, quella più importante, per un'eventuale fuga. Si intravedono i giornalisti RAI, già pronti come gli è stato detto dai piani Alti. All'uscita apparve così. Tra i fischi, qualche applauso di poliziotti in borghese e marionette. Fu accompagnato in un tendone dove ad attenderlo vi erano "quelli che contano", gli abitanti (pochi) che non fischiavano e tante tante sedie vuote. A telecamere ancora spente si fece di tutto per riempire quegli spazi, poliziotti, volontari, giornalisti, tutti chiamati per servire il Presidente. Perchè come abbiamo detto, per ragioni di sicurezza non potevano entrare i contestatori, non sia mai che qualcuno possa esercitare e far valere i propri diritti, guai al mondo! Poi la storia la sanno tutti, le telecamere furono accese e successivamente spente per il video che trovate sotto!
*da un'idea di Daltriweb. Storia non necessariamente vera, usati personaggi fittizi per non esercitare il diritto della libertà di stampa. Imparato da Marco Travaglio a cui dedico i racconti di Marchèin!
**Correzioni prossimamente, il dialetto è molto molto difficile


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